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Scopri Il ritorno delle guerre

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato allo studio dei conflitti contemporanei. 14 analisi per capire come sono cambiate le guerre e perchè ci toccano da vicino

Proxies, missili, operazioni asimmetriche: chi sono i Pasdaran
I Pasdaran sono una delle forze combattenti più temibili del Medio Oriente. Dotati di forze di terra, di aviazione e marina, sono una forza convenzionale specializzata in operazioni asimmetriche

In questo report:

  • Chi sono i Pasdaran
  • Il ruolo dell’Irgc nella strategia asimmetrica iraniana
  • Un “Paese nel Paese”

Con una risoluzione adottata giovedì scorso il Parlamento europeo ha invitato l’Unione a designare, in risposta all’attacco condotto il 13 aprile contro Israele, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica come organizzazione terroristica vera e propria e ad applicare ai Pasdaran le dovute sanzioni internazionali.

La manovra, qualora dovesse venire applicata, avrebbe ripercussioni molto pesanti sui rapporti tra l’Iran e le Nazioni europee, principalmente a causa del fatto che i Pasdaran sono a tutti gli effetti un pilastro portante della Repubblica iraniana.

Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, in persiano Sepah-e Pasdaran-e Enqelab-e Eslami, è infatti uno dei due rami delle forze armate iraniane insieme alle forze regolari dell’Artesh ed è, per questo, parte integrante dello Stato.

Le origini dei Pasdaran

Nato a seguito della Rivoluzione del 1978-1979 come forza paramilitare con il compito di pacificare il Paese e di blindare il potere dell’allora Guida Suprema Ruhollah Khomeini, il Corpo riveste fin dai primi anni della Repubblica un ruolo centrale in Iran.

Oltre ad essere un titano economico con ramificazioni in pressoché qualsiasi ambito dell’economia nazionale, il Corpo è infatti anche il nucleo vitale del sostegno alla Repubblica. I più ardenti sostenitori della Guida Suprema, così come i più fedeli tra i vari funzionari del Paese, provengono proprio da questo apparato militare o vi sono in qualche modo legati.

In un certo qual modo, come fanno molti specialisti occidentali, si potrebbero definire i Pasdaran come un “Paese nel Paese”, fedele non tanto all’Iran in quanto Stato Nazione ma al Sistema, detto Nezam, che lo governa.

Membri dei Basij, la milizia paramilitare dell’Irgc

Gran parte di ciò che oggi sono i Pasdaran, e buona parte delle loro inclinazioni strategiche e operative, si deve alla prima esperienza bellica in cui il Corpo si è trovato coinvolto, ovvero la sanguinosa guerra combattuta tra la neonata Repubblica e l’Iraq di Saddam Hussein tra il 1980 e il 1988.

Durante quella guerra, infatti, l’esercito iraniano, e i volontari dei Pasdaran, dovettero affrontare un nemico tecnologicamente e materialmente molto superiore e di gran lunga più preparato in una cruenta guerra di posizioni che è costata, in totale, un milione di morti.

Sui campi di battaglia dell’Iraq e del sud dell’Iran una nuova generazione di comandanti, fortemente motivati anche se impreparati, si formò ad un tipo di guerra fatto d’improvvisazione e di adattamento a circostanze tattiche e strategiche assolutamente sfavorevoli.

Quei comandanti, una volta finita la guerra, trasportarono ciò che avevano imparano nei palazzi del potere del Corpo, plasmando di lì in avanti l’intero modus pensandi dell’organizzazione, che ad oggi fa della capacità di adattamento ingegnoso alle difficoltà una virtù fondamentale.

Per questo il caso del Corpo delle Guardie è così peculiare: si tratta, infatti, di una forza armata regolare, regolarmente inserita nelle strutture statali, che si pensa e si crede ancora una forza asimmetrica e rivoluzionaria. Questo modo di vedersi si riflette, evidentemente, in maniera diretta sul modo di condurre le operazioni tipico dei Pasdaran, ancora legati a pratiche che, almeno sulla carta, non competono delle forze regolari propriamente dette.

In poche parole, il Corpo si vede ancora come un’armata rivoluzionaria nonostante la Rivoluzione iniziata nel 1978 abbia già da tempo raggiunto i suoi obiettivi.

La dottrina bellica dei Pasdaran

Le peculiarità tipiche della dottrina bellica dei Pasdaran possono essere chiaramente identificate tramite due caratteristiche, ovvero l’asimmetria e la versatilità. Abituati a combattere contro nemici sempre più preparati e meglio armati, come l’Iraq prima e Israele e gli Stati Uniti dopo, i combattenti del Corpo hanno dovuto, nel tempo, trovare metodi alternativi per controbilanciare questi svantaggi.

Non combattere frontalmente contro un nemico che si crede più potente è stata la prima di queste soluzioni, come dimostra la grande importanza data dai Pasdaran alla gestione e alla creazione di gruppi di proxies in grado di combattere per interposta persona i rivali di Teheran.

L’estesa rete di alleati mediorientali degli iraniani, di cui l’esempio più “vincente” è sicuramente il Partito libanese Hezbollah, serve proprio ad impedire uno scontro diretto tra Teheran e i suoi potenti rivali. In sostanza, i gruppi militanti finanziati dai Pasdaran, e in particolare dalle Forze Qods specializzate in questo tipo di compiti, fanno da forze d’interposizione tra i battaglioni regolari del Corpo e gli avversari, limitando dunque l’esposizione, e i rischi, per il personale iraniano.

Lo stemma delle Forze Qods, la quinta branca dell’Irgc

Al contempo, questi gruppi permettono all’Iran di ampliare la linea dello scontro, specie contro Israele, senza aggravare esponenzialmente il carico logistico e umano a cui sono sottoposti i Pasdaran.

In buona sostanza questi gruppi possono sia agire come strumento offensivo a basso costo che come prima linea di difesa e di disturbo in caso di attacco nemico. In questo senso, la rete di proxies rientra anche nella seconda caratteristica della dottrina bellica dei Pasdaran, ovvero nella versatilità. Questa caratteristica, però, si ritrova anche nell’organizzazione interna del Corpo, diviso in vari gruppi e reparti in grado di combattere sia come forza unitaria che in piccoli nuclei autonomi.

Dal 2005, infatti, i comandi dei Pasdaran sono stati divisi in una trentina di strutture autonome, ciascuna delle quali distribuita in una delle province iraniane in modo da mantenere frammentata, e più versatile, la struttura.

Questo assetto organizzativo, ideato dall’allora direttore del Centro Strategico dei Pasdaran Mohammad Alì Jafari, prende il nome di “difesa a mosaico” e servirebbe, nelle intenzioni del suo ideatore, a rendere impossibile un attacco mirato contro i vertici dell’organizzazione.

Anche qualora venisse eliminata tutta la leadership di alto livello del Corpo, infatti, le unità autonome sarebbero comunque in grado di operare di propria iniziativa e senza la necessità di rifarsi ad un collegamento diretto con il vertice.

L’aspirazione alla versatilità e all’asimmetria è poi chiaramente visibile anche in uno dei corollari della dottrina della “difesa a mosaico”, ovvero quello che prescrive l’utilizzo di armamenti vari e diversificati. Al contrario di quanto succede in Occidente, infatti, per gli iraniani, e in particolare per i Pasdaran, la standardizzazione degli equipaggiamenti è una vulnerabilità inaccettabile.

In caso di attacco, secondo quanto professato da Jafari, è infatti più efficace disporre di centinaia di sistemi d’arma differenti in grado di colpire sempre in maniera inaspettata e imprevedibile piuttosto che di pochi sistemi standard.

Così facendo, del resto, le forze avversarie non possono mai sapere con certezza contro che tipo di armi si scontreranno né potranno organizzare delle difese in grado di bloccare o vanificare la totalità degli attacchi iraniani. Questo corollario strategico, tra tutti, è quello più rilevante quando si guarda al sistema missilistico creato dall’Iran negli anni, caratterizzato proprio dall’alto numero di modelli in arsenale.

Un modello simmetrico per una strategia asimmetrica

Come accennato, però, il Corpo delle Guardie resta comunque un’organizzazione statale, nonostante la sua spiccata vocazione asimmetrica. L’organigramma dei Pasdaran, in definitiva, segue quello di una normale organizzazione militare convenzionale. Il Corpo si divide, infatti, in una branca aerospaziale, in una terrestre e in una navale, con l’aggiunta di un corpo paramilitare, i Basij, e della già citata Forza Qods specializzata in operazioni estere e nella gestione della rete di proxies regionali.

La branca terrestre, la più numerosa con 150.000 effettivi, è pensata per operare in operazioni interne sia contro eventuali oppositori del sistema sia come forza guerrigliera in caso di attacco al territorio nazionale iraniano.

Nota come “Nezsa”, si compone di varie unità di fanteria e di corpi corazzati, supportati da unità di artiglieria, d’intelligence e dai famosi Takavar (Commando), ovvero unità di forze speciali raggruppate sotto la Brigata Saberin dei Pasdaran. Negli anni, a causa del crescente impegno estero del Corpo in Siria, Iraq e Libano, i Pasdaran hanno progressivamente esteso le proprie capacità Expeditionary, sebbene mai in maniera strutturale.

La forza navale dei Pasdaran (20.000 effettivi), nota con l’acronimo persiano “Nedsa”, gestisce invece le forze asimmetriche navali del Corpo e, in particolare, l’enorme flotta di piccoli sottomarini e barchini lanciamissili che l’Iran staziona nel Golfo Persico.

Forze speciali della Marina (Nehsa) dell’Ircg durante un’esercitazione

La dottrina preferita dalla Nedsa, infatti, è proprio quella “dello sciame”, caratterizzata da attacchi “mordi e fuggi” condotti con enormi quantità di piccoli mezzi navali vulnerabili ma spesso pesantemente armati. Questa branca, oltre ai mezzi navali, gestisce anche buona parte delle batterie costiere iraniane, oltre ad un’unità di marines stanziata non lontano dallo Stretto di Hormuz.

La forza aerospaziale (15.000 effettivi), nota con l’acronimo “Nehsa”, gestisce invece un piccolo nucleo di aerei, per lo più da trasporto, qualche elicottero, poco più di una dozzina di Mil Mi-17, e gran parte dei droni e dei missili della Repubblica.

Questi ultimi sono in assoluto l’aspetto più rilevante della Forza, visto il numero elevatissimo di sistemi e la peculiare predilezione iraniana per questa tipologia di armamenti. Oltre ai compiti più propriamente bellici, comunque, la Nehsa si occupa anche di operazioni spaziali ed in questo senso risulta essere una sorta di fusione tra una forza aeronautica tradizionale e una space force.

In definitiva, dunque, a parte qualche peculiarità specifica il Corpo delle Guardie della Rivoluzione risulta essere, a conti fatti, organizzato secondo linee assolutamente convenzionali, almeno per quanto riguarda la struttura. L’enfasi data alla versatilità e all’asimmetria, più che a livello di organigramma, si manifesta a livello tattico e strategico.

Sostanzialmente, dunque, i Pasdaran possono essere definiti come una forza armata irregolare organizzata secondo dettami spiccatamente regolari. Questo aspetto tipico si rispecchia, come detto, anche sulla struttura stessa dei comandi di terra del Corpo.

In fin dei conti, per questo, considerare l’intera organizzazione alla stregua di un gruppo terroristico può risultare fuorviante. I Pasdaran, insieme ai soldati dell’Artesh, sono infatti parte integrante di una struttura statale ben definita e coerente con i dettami dei fondatori della Repubblica Islamica.

Per quanto i loro mezzi e le loro dottrine possano risultare insolite per una Forza Armata tradizionale, i Pasdaran sono e restano un elemento regolare, statale. Qualsiasi eventuale regime sanzionatorio, per quanto necessario possa essere, dovrà per forza di cose tenere in considerazione la natura duale del Corpo delle Guardie.

Foto in evidenza: By Tasnim News Agency, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=128424927; Foto nell’articolo: 1) By Mehr News Agency, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=124198898; 2) No cc required; 3) By sayyed shahab-o- din vajedi – http://akkasemosalman.ir/wp-content/gallery/immortal/manovr-daryaei06.jpg, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44399761

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Leonardo Venanzoni

Leonardo Venanzoni

Laureato in "Investigazione, criminalità e sicurezza internazionale" presso l'Università Internazionale di Roma, mi occupo di affari militari e politici del Medio Oriente. In particolare, mi concentro sulle dinamiche delle milizie attive nella regione e sulle politiche portate avanti dall'Iran. Collaboro con Aliseo fin dalla nascita del giornale.

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