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Scopri Il ritorno delle guerre

L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato allo studio dei conflitti contemporanei. 14 analisi per capire come sono cambiate le guerre e perchè ci toccano da vicino

Rublo forte rublo debole. Vedere il dito e non la luna
L’apprezzamento del rublo degli ultimi mesi a seguito delle sanzioni è solo una parte di ciò che sta accadendo. E bollare le misure adottate nei confronti della Russia esclusivamente alla luce di questo fenomeno e delle conseguenze che stiamo vivendo in Europa è segno di disonestà intellettuale. Da qualche mese va avanti il dibattito sull’efficacia […]

L’apprezzamento del rublo degli ultimi mesi a seguito delle sanzioni è solo una parte di ciò che sta accadendo. E bollare le misure adottate nei confronti della Russia esclusivamente alla luce di questo fenomeno e delle conseguenze che stiamo vivendo in Europa è segno di disonestà intellettuale.

Da qualche mese va avanti il dibattito sull’efficacia delle sanzioni nei confronti della Russia. Molti fanno leva sulla tesi che l’apprezzamento del rublo rispetto ai livelli pre-guerra dimostri l’inefficacia dei provvedimenti economici adottati dai paesi solidali all’Ucraina (qualcuno ha detto cherry-picking?), anche e soprattutto alla luce di quello che stiamo vivendo in Europa. Purtroppo però questa visione esclude sin troppi elementi decisivi per un giudizio complessivo e imparziale.

Il rublo va su

L’apprezzamento che ha avuto luogo negli ultimi mesi è innegabile, i dati parlano chiaro; ma è altrettanto innegabile che per quanto questo sia anche un effetto delle sanzioni, esso non possa essere l’unica lente attraverso cui giudicare delle misure che hanno una portata molto più ampia e che quindi necessitano di altri indicatori per essere valutate.

Cambio rublo-euro | Fonte: OCPI

Come riportato all’interno di un’analisi rilasciata dall’OCPI ad inizio luglio, quanto accaduto alla valuta di Mosca è il risultato di provvedimenti finanziario/coercitivi e dell’andamento della bilancia dei pagamenti indotto dalle sanzioni e rafforzato dall’aumento del prezzo degli idrocarburi.

Per quanto riguarda le misure di natura finanziaria, all’inizio del conflitto la banca centrale russa ha innalzato il tasso di interesse di riferimento fino al 20% dal 28 febbraio all’8 aprile (in questo periodo si attesta al 9,5%), per contrastare l’iniziale deprezzamento. Inoltre, il governo (ecco la coercizione) ha impedito a soggetti russi di scambiare rubli per valuta estera e alle aziende ha imposto di convertire in valuta nazionale (inizialmente 80% per poi scendere al 50%) i pagamenti per esportazioni ricevuti da altri paesi. Gazprombank ha l’obbligo di convertire il 100% dei ricavi dalla vendita di materie prime.

L’andamento della bilancia dei pagamenti (differenza fra esportazioni ed importazioni) si è sostanziato in un calo delle importazioni accompagnato da un incremento delle esportazioni dovuto ad un rincaro dei prezzi degli idrocarburi. Così facendo il flusso netto di valuta estera si è accresciuto rinforzando il provvedimento della conversione obbligatoria. Non a caso nel primo trimestre del 2022 le esportazioni sono aumentate di quasi il 60% rispetto allo stesso periodo del 2021.

Ma allora le sanzioni non funzionano                                      

Soprattutto alla luce degli effetti sulla bilancia dei pagamenti si potrebbe pensare che le sanzioni stiano addirittura avvantaggiando la Russia. Un +60% sulle esportazioni e un rublo più forte del periodo pre-guerra non possono che considerarsi un fallimento dei provvedimenti dei suoi avversari. La risposta è sì solamente se non si considera la totalità della situazione russa (ecco perché il cherry picking); solo se ci si sofferma su ciò che la Russia può contrastare e non anche su ciò che non può contrastare.

Come sul campo di battaglia, anche la guerra economica ha le sue armi e la Russia dal canto suo non poteva far altro che usare quelle a sua disposizione contro quanto schierato dagli europei.

Il gas è l’arma principale dei russi, e a causa del suo utilizzo a fini “bellici” ci stiamo rendendo conto ora più che mai (soprattutto la Germania) del macroscopico errore strategico compiuto affidandosi per circa il 40% del proprio approvvigionamento energetico ad un uomo non ha dimostrato la propria instabilità a partire dal 24 febbraio di quest’anno.

Putin sta facendo leva più che può su quest’arma, ottenendo il massimo sia in termini economici, conseguendo più export ed un apprezzamento della propria valuta e rendendo qualunque tipo di attività in Europa piuttosto costosa, che politica vista l’instabilità della situazione internazionale in primis a causa dei danni economici che stiamo subendo.

Quello che la Russia non può controllare

Ora, però, per esprimere un giudizio sulle sanzioni bisogna soffermarsi anche su ciò su cui Mosca non ha molto margine di manovra. L’istantanea della situazione della Russia è quella del Pil reale. Le principali istituzioni internazionali ipotizzano una consistente caduta del Pil russo per quest’anno. Dall’11,2% della Banca mondiale stimato ad aprile, fino all’8-10% della Banca centrale russa.

Come evidenziato nel documento Ocpi, i dati russi indicano una significativa discesa del Pil russo, anche se con quelli disponibili ad oggi che non vanno oltre maggio e le sanzioni entrate in vigore da fine febbraio, rimane una forte incertezza sulla portata della recessione che si sta delineando.

Pil reale russo | Fonte: OCPI

Il documento propone una stima prudente sulla portata del calo del prodotto basandosi sui dati di crescita tendenziale mensile di aprile e maggio forniti dal Ministero dello sviluppo economico russo (negativi per entrambi mesi). La caduta nel 2022 risulterebbe pari al 4,6%; minore rispetto a quella prevista dalle istituzioni internazionali, ma che implicherebbe una decrescita dell’11% per l’ultimo trimestre del 2022 rapportato all’ultimo trimestre del 2021.

C’è poi il capitolo della produzione industriale e anche qui le notizie sono tutt’altro che positive. Ad aprile e maggio il tasso di crescita tendenziale della produzione registrato è stato negativo e rispettivamente dell’1,6% e 1,7%; più nel complesso il tasso di crescita tra febbraio e maggio è stato pari al -3%.

Indice di produzione industriale | Fonte: OCPI

Infine, c’è l’inflazione. A giugno l’agenzia di statistica russa Rosstat riportava un tasso d’inflazione pari al 15,9%, in calo rispetto a maggio (+16,25%) e aprile (+17,8%), che ha rappresentato il massimo storico dal 2002. L’aumento mensile più rilevante si è registrato a marzo (7,5%) con una riduzione nei mesi successivi. Nell’Eurozona l’inflazione di giugno è stata pari all’8,6%, un record ma comunque quasi la metà di quanto registrato in Russia. 

Inflazione in Russia | Fonte: OCPI

È questione di dati. E di onesta intellettuale

Alla luce di quanto riportato, rublo rafforzato a parte (e abbiamo visto in che modi), non si può di certo affermare che le sanzioni non stiano avendo alcun effetto, anzi. E neanche che stiano danneggiando più noi europei che i russi.

Con altrettanta onestà intellettuale non si può negare quanto queste ci stiano costando caro. Ma si è deciso di accettare tali conseguenze in nome di un fine superiore. Quelle della Russia non sono altro che delle contro-sanzioni a quelle comminate da noi europei, e sarebbe stato quantomeno ingenuo pensare che le conseguenze di una decisione così radicale sarebbero state minime, soprattutto alla luce della potenza dell’arma di ricatto russa.

L’errore è stato alla base. La mancata diversificazione nel corso di questi ultimi vent’anni la stiamo pagando oggi, e alcuni la stanno pagando più di altri. Ma considerare i nostri problemi come un fallimento delle sanzioni ignorando totalmente o minimizzando quanto sta accadendo dall’altra parte è solo un atto di disonestà intellettuale.    

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Enrico Ceci

Enrico Ceci

Ciao, sono Enrico e sono capo redattore della sezione economia per Aliseo. Classe '95, laureato in economia e in studi europei. Nei miei articoli, legati principalmente a temi economici ed energetici, cerco di offrire un punto di vista diverso, sempre e solo attraverso il supporto dei dati. Seguendo lo spirito di Aliseo, il mio intento è arricchire tutti coloro che dedicheranno un momento del loro tempo alla lettura dei miei contributi.

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