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L’ultimo numero della rivista di Aliseo, dedicato allo studio dei conflitti contemporanei. 14 analisi per capire come sono cambiate le guerre e perchè ci toccano da vicino

Ariete II: l’Italia sostiene l’industria nazionale a scapito del futuro
L’Italia, con i carri Ariete, continua a prediligere l’industria nazionale con commesse esorbitanti che rendono la Penisola poco competitiva

Un petto inerme può resistere anche ai carri armati, se al suo interno batte un cuore puro”, così scriveva Alessandro Solzenicyn, famoso scrittore di Arcipelago Gulag, dissidente russo dell’allora Unione sovietica. Nonostante le fallimentari strategie militari del Cremlino, che ha visto i cingolati russi avanzare scoperti o quasi, condannandoli, il confitto russo-ucraino ha dimostrato come ancora oggi il reparto corazzato e, in particolar modo i carri armati, ricopra un ruolo fondamentale nelle operazioni di larga scala, al di là dei più moderni sistemi missilistici e programmi droni.

I carri Ariete

Nel frattempo, in Italia, dopo essere stato approvato al Senato, viene chiesto alla Camera il parere riguardante l’ammodernamento di 125 carri C1 Ariete – l’Italia ne possiede 200 – iniziato nella sua prima fase nel 2019 con decreto ministeriale SMD 29/2019, il quale prevedeva uno stanziamento di 35 milioni di euro per la presentazione di tre prototipi aggiornati tra quelli già presenti nell’arsenale italiano. 

Questo significa un investimento iniziale di quasi 12 milioni di euro al pezzo per sviluppi su un cingolato già esistente. I carri armati C1 Ariete nascono da un progetto degli anni ’80 che vedeva la Penisola dotarsi di una sua auto prodotta componente carrista ammodernata. Il progetto iniziale di Roma era di ordinarne 700, divisi in due lotti rispettivamente da 400 e 300 carri, il primo in versione standard di Main Battle Tank (MBT) e il secondo per la componente speciale dei cingolati, come i carri gettaponte o i carri genio.

A causa di problemi economici e politici i fondi per il progetto vennero fortemente ridimensionati, portando la richiesta italiana dei carri Ariete da 700 a 200, dando priorità ai finanziamenti per la sola la versione MBT. I problemi economici non solo fecero ridurre la richiesta ma allungarono anche i tempi di consegna, facendo slittare la produzione in serie verso la fine degli anni ’90 – l’ultimo fu consegnato nel 2002.

Dopo quasi 20 anni dall’accordo alla messa in opera, il progetto Ariete era già uno dei più arretrati tra i concorrenti occidentali quando vide la luce. Nel frattempo la Germania nel 2004 aveva già sviluppato 12 versioni del progetto Leopard 2 attraverso una serie di modifiche in base all’avanzamento dei power pack sia delle necessità operative – oggi sono 16 –, dimostrando come l’industria militare tedesca concentri l’attenzione sugli ammodernamenti di sistemi funzionali e per i quali lo Stato tedesco ha dedicato enormi quantità di denaro.

L’Italia fuori dal progetto franco-tedesco

Secondo il Documento programmatico pluriennale relativo al triennio 2022-2024 (DPP 22-24) la spesa prevista è di 980 milioni, spalmata in dodici anni e che vede il totale ammodernamento dei 125 carri entro 2034, permettendo aI MBT italiani di rimanere funzionali in attesa del MBT europeo previsto per il 2035. Bisogna ricordare che il progetto per il carro armato di nuova generazione o Main Ground Combat System (MGCS) è un accordo bilaterale franco-tedesco del 2017 che vede la partecipazione al progetto delle sole industrie di Parigi e di Berlino, nonostante le volontà polacche e italiane di aderire all’iniziativa. I due giganti europei, infatti, hanno mantenuto l’esclusività del progetto almeno fino alla prima fase “prevista per il 2025 o addirittura il 2030”, come ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, fase che rappresenta il nucleo di sviluppo della tecnologia militare. 

Potenziale ingresso dell’Italia nel progetto è previsto solo in seguito alla possibile vendita delle quote azionarie di Oto Melara e Wass da parte di Leonardo ad una delle aziende dei due paesi coinvolti. Rheinmetall, industria tedesca partecipante al progetto MGCS, ha già fatto un’offerta di 650 milioni di euro, maggiore di quella presentata dall’italiana FinCantieri per l’acquisto del 49% delle quote. L’offerta che andrà rivista alla luce delle crescite azionarie di Leonardo dal 24 febbraio a oggi.

Certezze per il MGCS, quindi, non ce ne sono, ma Roma decide comunque d’investire 980 milioni per l’ammodernamento di carri non competitivi rispetto ai concorrenti europei e che dovrà sostituire nell‘eventualità vengano rispettati i tempi di messa in opera e le consegne del carro europeo di nuova generazione, con cui il consorzio che lo sviluppa prevede di sostituire quasi 2500 carri armati attualmente presenti sul suolo dei partner più vicini del Vecchio Continente – previsione dell’Istitute of Strategic Studies londinese. 

L’ammodernamento dei carri Ariete

Il DPP (pagina 67) dichiara che “il programma è volto a incrementare la mobilità tattica e le condizioni di sicurezza degli equipaggi a bordo dei carri e a garantire l’impiego nei teatri operativi caratterizzati da un elevato livello di minaccia”. Il progetto Ariete II o Ariete MK2 prevede, infatti, l’ammodernamento dei sistemi meccanici, idraulici, elettronici e tecnologici, riguardanti soprattutto la mobilità e la potenza di fuoco, tutti progettati da Leonardo.

Una delle prime modifiche sarà la nuova cingolatura, più adatta alle sfide odierne, accompagnato dalla sostituzione del moderno motore da 1200 CV con il motore da 1500 CV per far fronte ai problemi di affaticamento e permettendogli di raggiungere una velocità di 65 km/h. In seguito sarà nuovamente sostituito da un motore da 1600 CV ancora in fase di progettazione. Per ciò che concerne la mobilità, inoltre, sono previsti un sistema frenante totalmente re-ingegnerizzato e un nuovo sistema di trasmissione e gruppi di riduzione finale.

Per quanto riguarda la protezione, invece, si prevede un rafforzamento della gonna anteriore, lasciando comunque la protezione del carro ai livelli di un T-72B sovietico degli anni ’80, contro lo spessore maggiorato del carro Leopard 2 e del M1 Abrams. Inoltre, viene prevista la possibilità di difendere i fianchi attraverso corazzature laterali aggiuntive. Si prevede anche una probabile installazione del sistema TROPHY, figlio della collaborazione di Leonardo con l’israeliana Rafael Advanced Defense System.

Per la potenza di fuoco, infine, si prevede l’installazione di un cannone da 120/45 mm, già in dotazione al Blindo Centauro II, accompagnato da un Fire Control System (FCS) di ultima generazione assistito dal sistema di osservazione Attila-D, sistema optronico multispettrale, che permette al nuovo Ariete di essere un buon cacciatore-Killer, sopperendo alle lacune precedenti che obbligavano i carristi a ridurre la velocità di 10-15 km/h rispetto ai concorrenti francesi e tedeschi per un’offensiva precisa e migliorando le funzioni di osservazioni, riconoscimento e puntatura.

Scelte sbagliate

Tirando le somme, il costo “al pezzo” per l’ammodernamento dei carri Ariete, che prevede secondo il DPP sopra citato una spesa complessiva di 980 milioni di euro, è quello di 7,84 milioni di euro, per un totale di 125 carri armati su 200 in dotazioni all’esercito italiano.

La volontà d’innovare la componente carrista italiana con un investimento che sicuramente supererà il miliardo, vista la crisi globale scaturita dal post-pandemia e dal conflitto russo-ucraino con le relative conseguenze sull’inflazione e il deficit di materie prime, è facilmente leggibile tra le righe: sostenere l’industria nazionale al netto di una palese mancanza di razionalizzazione delle risorse dello Stato e dei bilanci della Difesa. Alla luce di quanto appare oggi dalle analisi di esperti militari il carro armato Ariete II rimarrà un veicolo poco competitivo nelle esportazioni, lasciando il posto a carri armati estremamente migliori quali il Leopard 2A7+ o Abrams M1A2.

Un esempio lampante è l’acquisto da parte del governo polacco di 250 M1A2 SEPv3 dall’azienda statunitense General Dynamics Land Systems (GDLS) per un totale di 1.148 miliardi di euro per sostituire parte dei vecchi carri T-72 di epoca sovietica. La Polonia si aggiudica così 250 carri armati entro il 2025 per meno di 5 milioni di euro al pezzo.

Il carro armato Abrams M1A2 in configurazione SEPv3 è uno dei Main Battle Tank migliori del mondo e alla Polonia costerà circa tre milioni in meno rispetto al futuro Ariete MK2, per un carro nettamente migliore e moderno – il primo pezzo fu consegnato agli Stati Uniti nel 2017 – rispetto a quello italiano.

Secondo un’analisi del giornale Defence24 il costo di un Leopard2A7+, carro armato multi-operazione in grado di agire in contesti urbani ed extraurbani, sia a bassa intensità che ad alta intensità, ha un costo che si aggira tra i 13 e i 15 milioni di euro, calcolato attraverso l’accordo tedesco-ungherese del 2019 per l’acquisto da parte dell’Ungheria di 44 Leopard in versione sopracitata e 24 cannoni semoventi PzH2000 – tra i più moderni in circolazione – al prezzo di 565 milioni di euro, che comprendeva anche 12 Leopard 2A4  per addestrare le truppe ungherese alle consegne dei più moderni carri tedeschi previste per il 2023.

In Italia questa spesa poteva essere ammortizzata attraverso la vendita dei carri Ariete, quotati tra i due e i quattro milioni di euro, ad altri partner, riducendo i costi d’acquisto del 2A7+ e permettendo anche una potenziale cooperazione rafforzata tra Rheinmetall e Leonardo, che sarebbe stata coinvolta direttamente per le modifiche necessarie per rendere adattabile il cingolato alle esigenze italiane. 

Nonostante il carro armato citato possa far sorgere dubbi riguardo al prezzo, anche a ragione, il modello Leopard 2A7+ è il più avanzato al mondo ma anche i suoi predecessori, ossia il 2A7 o anche il 2A6, dal costo di 5,74 milioni di dollari, rappresentano ottime alternative. Non essendo i prezzi del 2A7 disponibili pubblicamente si può fare una media tra il primo e il terzo e possiamo dire che il prezzo al pezzo per uno dei MBT migliori mai progettati sia tra gli 8,5 e i 10 milioni di euro, una spesa sostenibile e razionale al confronto del nuovo Ariete II.

L’Italia, come spesso è accaduto, continua a prediligere l’industria nazionale con commesse esorbitanti che rendono la Penisola uno dei concorrenti meno competitivi sul campo dei grandi giocatori. Questo non vuol dire che Roma debba tirarsi indietro dalle sfide e dalle necessità imposte dal contesto bellico, ma dovrebbe far riflettere il Colle su come razionalizzare al meglio le risorse.

Lo scopo, in linea di massima, dovrebbe essere investire di più in quei progetti di cooperazione rafforzata come il carro armato europeo MGCS o il progetto Tempest per il caccia di sesta generazione. Altrettanta attenzione dovrebbe essere riservata a tutti quei progetti che caratterizzeranno le guerre ibride e le guerre di quarta e quinta generazione. 

Foto in evidenza: “File:Italian Army – 4th Tank Regiment Ariete main battle tank with a Canadian Army LAV III in Latvia 2019.jpg” by Italian Army is licensed under CC BY 2.5.

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Gianluca Paulon

Gianluca Paulon

Lombardo, ma di sangue veneto, classe 1998. Laureato in Storia dell’arte con una tesi in Estetica. Da sempre attento osservatore (fortemente critico) del panorama editoriale italiano, tra i fondatori di Aliseo per cercare di migliorarlo. Mi occupo della gestione dell'immagine del giornale e dei rapporti con le realtà esterne.

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