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Anarcocapitalismo: che cos’è la filosofia di Javier Milei
L'anarcocapitalismo alla ribalta dopo la vittoria di Milei in Argentina. Perchè è difficile definire questo movimento di "estrema destra"

La vittoria dell’economista anarcocapitalista Javier Milei alle ultime elezioni presidenziali argentine, un evento sicuramente particolare considerato il passato peronista del Paese, ha inserito nel procelloso oceano del dibattito politico una visione del mondo decisamente lontana da quella tradizionale offerta dai classici partiti politici, creando dubbi e curiosità attorno a una delle meno conosciute dottrine della storia del pensiero politico e filosofico: l’anarcocapitalismo.

Cos’è l’anarcocapitalismo: una definizione

L’anarcocapitalismo è una teoria filosofica ed economica fondata dal matematico ed economista Murray Rothbard che propone, in alternativa allo Stato-nazione, una realtà fondata su tre capi saldi:

  1. Il giusnaturalismo, ovvero quella filosofia del diritto per la quale ogni individuo alla nascita gode di tutti i diritti possibili prima di qualsivoglia intervento esterno dello Stato o di qualsiasi altro organo di potere, filone che si scontra con il giuspositivismo che invece riconosce nell’autorità la fonte del diritto.
  2. Il capitalismo di libero mercato (laissez-faire), ovvero un sistema svincolato da qualsivoglia intervento regolatore dello stato, che si basa sulla libera circolazione di idee, culture, individui, denaro e servizi;
  3. Principio di non aggressione, ovvero quel principio per il quale ogni individuo è libero di perseguire la propria felicità senza l’utilizzo di mezzi coercitivi nei confronti del prossimo.

L’anarcocapitalismo rappresenta un’evoluzione del liberalismo. Rothbard si rese conto del “fallimento” del liberalismo, che nasceva come opposizione ai poteri dello Stato, in ragione del fatto che nel Ventesimo secolo si verificò, con le due guerre mondiali come catalizzatore, una crescita esponenziale della presenza del potere statuale nella vita delle persone.

La libertà individuale assume dunque un ruolo centrale nell’anarcocapitalismo che la propone in maniera integrale. Liberi individui che, in un sistema di libero mercato, interagiscono tra di loro liberamente, sulla scia dell’ordine spontaneo di von Hayek.

L’essere umano in questo scenario è visto per quello che è, con tutti i suoi difetti e, nell’ottica anarcocapitalista, l’unico modo per ridurre il più possibile la violenza è aumentare la libertà individuale.

Javier Milei durante un comizio della campagna elettorale del 2023

Le radici filosofiche del movimento libertario

L’anarcocapitalismo, nato nella seconda metà del secolo scorso, parte da molto lontano. Affonda le sue radici nel terreno della cultura liberale e libertaria coltivato da pensatori come John Locke, dal quale viene ripreso in parte il discorso riguardante il diritto naturale di proprietà.

Per quanto riguarda invece gli autori più vicini da un punto di vista temporale è sicuramente importante il contributo di Carl Menger, che nel 1871 con il suo Principi fondamentali di economia intendeva confutare Il Capitale di Marx (in particolare la teoria del valore-lavoro con l’introduzione della teoria dell’utilità marginale), e in generale della Scuola austriaca da lui fondata.

Nella fattispecie i riferimenti chiari sono quelli ai lavori dell’economista Ludwig von Mises, di cui Rothbard fu allievo, e alla sua affermazione “solo l’individuo pensa. Solo l’individuo ragiona. Solo l’individuo agisce”. Nell’orbita del pensiero anarcocapitalista sono sicuramente accostabili i contributi di Frédéric Bastiat, Gustave de Molinari, John Stuart Mill, Robert Nozick, Ayn Rand, Max Stirner, Antoine de Jasay, Karl Popper e dei due premi Nobel per l’economia Milton Friedman e Friedrich von Hayek.

Il denominatore comune che emerge è la tutela dell’individuo, riconosciuto dalla filosofa Ayn Rand come “la minoranza più piccola del mondo”, difronte all’autorità statale, che richiama la definizione di Max Weber impiegata in ambito politologico, ovvero quell’organizzazione che rivendica con successo il monopolio della violenza legittima in un dato territorio.

Per questo motivo nasce l’esigenza di mettere in discussione la natura degli aggregati sociali che trovavano ampi consensi dal socialismo al nazionalismo, passando per il comunismo. Introducendo dunque il concetto di “individualismo metodologico”, la Scuola austriaca mostrò come le classi sociali, le nazioni, i popoli, i sindacati e le organizzazioni partitiche non esistessero di per sé, se non come frutto della spontanea interazione sociale tra individui.

La sintesi che si ottenne dalla tradizione del liberalismo classico, del giusnaturalismo, della Scuola austriaca e dell’anarchismo individualista americano è l’anarcocapitalismo. La scommessa di Rothbard è quella di una “società” che si basa sulla libera interazione di individui in un sistema di libero mercato senza la necessità di una coercizione pubblica.

L’economista Murray Rothbard, elemento chiave del movimento libertario americano nel XX secolo

Tale scommessa venne enunciata nel 1970 nella sua opera Potere e mercato: lo Stato e l’economia nella quale mostrò come nel corso della storia diversi interventi regolatori dello stato nell’economia si fossero rivelati non necessari o addirittura inutili. Furono messi in discussione, tra gli altri, il concetto di tassazione e di spesa pubblica.

L’anarcocapitalismo emerge come una teoria che propone una visione radicale del concetto di libertà individuale e propone un sistema economico sciolto da vincoli statali, il tutto all’interno di una cornice di ordine spontaneo basato sul giusnaturalismo e il principio di non aggressione.

Per questo motivo l’anarcocapitalismo non ha mai attirato a sé particolari apprezzamenti da parte del mondo istituzionale e partitico anche perché, seguendo l’epicureico “vivi nascosto”, l’intenzione degli esponenti di questo filone di pensiero è sempre stata quella di divulgare piuttosto che essere presenti nell’ambiente politico in termini di costituzione di partiti politici al fine di ottenere cariche pubbliche.


L’anarcocapitalismo in Italia

Mentre il libertarismo e l’anarcocapitalismo hanno avuto una rilevanza ben lungi dal poter essere considerata trascurabile nel mondo dell’Anglosfera, in Italia la situazione è completamente diversa. L’Italia, dal punto di vista politico, è notoriamente conosciuta per la sua tradizione socialista in termini economici (dirigismo e aumento esponenziale della spesa pubblica) e moderata.

Dalla sua nascita ai giorni nostri ci sono stati periodi di marcata presenza socialista (dal punto di vista economico, il ventennio fascista con la presenza ferrea dello Stato nell’economia, l’impiego della spesa pubblica e la prevalenza del popolo sull’individuo) e periodi di socialismo moderato (la cosiddetta età giolittiana e tutto il periodo che ha visto la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano come i principali attori del sistema politico italiano).

Per quanto riguarda la Seconda Repubblica si può affermare che, nonostante l’alternanza al governo tra movimenti di centrosinistra e centrodestra, non sono mai state presentate novità per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella vita delle persone e nell’economia del Paese (Comparative Manifesto Project).

Per trovare delle figure vicine alla tradizione libertaria è quindi necessario uscire dagli ambienti istituzionali e osservare il mondo della divulgazione liberale italiana. In particolare sono sicuramente importanti i contributi di figure come Luigi Einaudi, l’economista Sergio Ricossa, il filosofo Bruno Leoni e i lavori di Leonardo Facco, Alberto Mingardi e Carlo Lottieri.

Milei e il peronismo argentino

Negli ultimi tempi è sicuramente venuta alla ribalta la figura dell’economista argentino Javier Milei. Da sempre vicino a posizioni libertarie, proponendo il superamento della tradizione peronista argentina che ha portato all’impoverimento dello Stato sudamericano, è l’attuale presidente dell’Argentina.

Alcune delle parole che nell’ambiente giornalistico sono state accostante maggiormente alla sua figura e all’anarcocapitalismo durante la campagna elettorale e le elezioni sono “ultra destra”, “estrema destra”.

Queste espressioni, utilizzate per definire movimenti neofascisti e tutti quei partiti che hanno riferimenti ideologici e tendenze all’autoritarismo, ultra nazionalismo e allo statalismo, non hanno nulla in comune né con le proposte del presidente argentino né con l’anarco-capitalismo. Quest’ultimo si basa sulla tutela della libertà individuale e la riduzione del ruolo dello Stato nell’economia e nella vita degli individui.

Milei invece propone un piano di riforme agli antipodi rispetto a ciò che storicamente è Stato proposto dai partiti definiti come “estrema destra” (ovvero la nazionalizzazione e l’aumento della spesa pubblica) e dai partiti peronisti che hanno storicamente guidato il Paese.

In particolare la proposta di policy del Partido Libertario prevede in prima istanza un taglio importante della spesa pubblica e della tassazione al fine di rilanciare l’economia del Paese mentre nel medio-lungo periodo l’obiettivo è di riformare il sistema pensionistico e sanitario, il tutto all’interno di una più ampia modifica del sistema monetario a favore della dollarizzazione.

Nonostante le premesse/promesse, sarà alquanto difficile, sulla base della veto players theory, della weberiana etica della convinzione ed etica della responsabilità e alla luce dell’eredità lasciata dal peronismo, assistere a drastici cambiamenti dello status quo in Argentina nel breve periodo. Bisogna infatti tenere conto del fatto che le idee anarcocapitaliste poco si adattano alle logiche di governo.

Tra mass media e politologia

Cercare di inquadrare l’anarcocapitalismo nel classico asse unidimensionale sinistra-destra è un esercizio intellettuale decisamente arduo. L’anarcocapitalismo infatti non rientra nella definizione di “estrema destra” utilizzata dai mass media che raggruppa tutti quei partiti di destra sociale come, nel caso italiano, Forza Nuova, CasaPound e il Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

Utilizzando invece una definizione più accurata da un punto di vista politologico e accademico, i partiti detti di “estrema destra” in realtà sono di destra sociale. Questi partiti presentano istanze storicamente di destra come il nazionalismo e di sinistra come il controllo dell’economia da parte dello Stato, il giuspositivismo, lo statalismo, l’aumento della spesa pubblica, della tassazione e l’espansione del welfare state.

In tal senso l’anarcocapitalismo sfugge dalla nomenclatura adottata dai mass media ma rientra nella definizione di estrema destra se si utilizzano i seguenti domini:

  • Superamento della tassazione;
  • Libero mercato;
  • Diritti individuali;
  • Abolizione del welfare state;
  • Privatizzazione della sicurezza.

Questi temi infatti sono storicamente appartenenti al dibattito politico della destra libertaria e totalmente assenti nella destra sociale.

Per le motivazioni di cui sopra l’anarcocapitalismo non è un movimento di estrema destra se si pensa al fascismo o al nazionalsocialismo ma lo è se si fa riferimento alla tradizione libertaria e anarchica. Non a caso nel dibattito sull’anarchia, all’estrema sinistra si trovano l’anarcoprimitivismo e l’anarcosindacalismo mentre all’estrema destra si trovano l’anarcocapitalismo e l’anarcoindividualismo.


D’altra parte, a prescindere dall’asse sinistra-destra, tutti i partiti politici, con sfumature differenti, propongono un sistema dove lo Stato è presente nella vita delle persone e nell’economia del Paese e per questo motivo l’anarcocapitalismo non può essere inserito in un asse unidimensionale classico.

Foto in evidenza: By InSapphoWeTrust from Los Angeles, California, USA – Gadsden Flag, Civic Center Plaza, San Francisco, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24268754; Foto nell’articolo: | By La Libertad Avanza – https://www.youtube.com/watch?v=6Ccl0zPjpzk, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=118228714 | Foto nell’articolo n.2: By LvMI – https://picasaweb.google.com/MisesInstitute/RothbardImages#5400726799199311474, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10766635

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